Aumentano le famiglie e le persone in condizione di povertà e aumentano di conseguenza i loro problemi anche sul fronte sanitario. Col risultato che molti sono costretti a rinunciare alle cure. Per loro la salute non è più nemmeno una priorità
Sta divenendo sempre più un problema l’aumento delle persone e delle famiglie che ormai si trovano in condizioni di povertà. Non si tratta più solo, come un tempo, dei senzatetto. Oggi la malattia, il divorzio o la perdita di un lavoro possono far precipitare chiunque in precarietà.
Ed in termini di generazioni, le persone sotto i 30 anni che vivono al di sotto della soglia di povertà sono tre volte rispetto a quelle con più di 65 anni. In termini di categorie sociali, agricoltori, artigiani e commercianti sono i più colpiti.
A fronte di questa situazione, anche le tutele del Servizio Sanitario Nazionale si rivelano insufficienti, dal momento che la prevista compartecipazione alle spese sanitarie (ticket) sta divenendo per molti un ostacolo insormontabile. Ciò soprattutto per l’incremento degli esami e visite specialistiche, sempre più richiesti ai fini della diagnosi e della cura. Così divengono via via più frequenti i casi di persone che, per difficoltà economiche, rinunciano del tutto a curarsi e a fare prevenzione.
Se questa è la situazione generale, ancor più drammatico si presenta il quadro di chi si trovi ad affrontare una patologia così grave come il cancro, che, per la sua cronicità, richiede controlli reiterati nel tempo e trattamenti prolungati e costosi. In questi casi, le coperture della Sanità pubblica si rivelano insufficienti, nonostante alcune misure mese in atto per venire incontro ai bisogni di questi pazienti.
A questo bisogna aggiungere che, data la complessità dei problemi che si trova a fronteggiare un paziente oncologico, con le tante consulenze necessarie, i tanti esami e controlli, egli stesso non è spesso al corrente di tutti i suoi diritti e finisce per smarrirsi nel labirinto di incombenze diagnostico-terapeutiche, costretto pertanto a spese non indifferenti. Non essendo in grado di affrontarle, viene quindi indotto a rinunciare alla cura.
Spiace constatare che per le persone in situazioni precarie, la salute non è una priorità, mentre lo sono il sostentamento della famiglia, il cibo e la ricerca di un lavoro.
Le difficoltà di accesso alle cure derivano anche dal fatto che alcuni medici specialisti rifiutano di prendersi cura in modo continuativo dei pazienti in condizione di precarietà economica e quindi non in grado di affrontare le spese necessarie. La situazione per queste persone non è più rosea quando si rivolgano alle pubbliche strutture ospedaliere, che le costringono a lunghe, defatiganti attese per ottenere le prestazioni di cui hanno bisogno.
È evidente pertanto come il Sistema Sanitario debba tener conto di questa situazione critica in cui versa una fetta di popolazione sempre più numerosa e, pur in tempi di magri bilanci, debba trovare il modo di riorientarsi e modularsi per affrontare un’emergenza sociale.
In questo quadro, si inserisce anche l’attività di tante associazioni di volontariato impegnate in campo sanitario, che fanno opera di informazione ed orientamento per la popolazione per quel che concerne i diritti, quando non si fanno carico di aiuti concreti sul fronte della prevenzione e dell’assistenza. È un impegno fattivo per combattere le disuguaglianze economiche, sociali e sanitarie che continuano a crescere. Ma non può bastare purtroppo a far fronte ad una situazione ogni giorni più precaria e di cui chi ha responsabilità politiche dovrebbe, senza indugio, farsi carico.