di Chiara D’Ostuni, attrice e collaboratrice LILT Lecce
Nel messaggio internazionale in occasione della Giornata Mondiale del Teatro 2016, Anatòlij Vasìl’ev, domandandosi cosa può dire ancora il teatro, ha risposto semplicemente: tutto!
Se il teatro sin dalle sue primitive manifestazioni riesce a dire tutto a tutti, è perché ha a che fare con un linguaggio universale che si decodifica attraverso l’immediato e diretto riconoscimento delle emozioni. Tramite l’azione teatrale le parole, i pensieri, i concetti passano da corpo a corpo, da occhio a occhio, mettendo in moto una straordinaria comunicazione tra gli individui. A partire da questo concetto, il laboratorio di teatro partecipato, promosso dalla Lilt di Lecce fino a maggio 2017, propone un percorso artistico, formativo e comunitario che si basa principalmente sulla partecipazione e sulla condivisione.
Questo progetto si pone l’obiettivo di dialogare con il territorio su un tema di grande attualità e che riguarda tutti noi cittadini: l’inquinamento ambientale e la riflessione sulle cause dell’aumento dell’incidenza dei tumori nel Salento. In linea con l’operato e i principi della Lilt di Lecce, questo percorso artistico, inaugurato il 9 Novembre scorso, promuove una riflessione comune sull’importanza di una responsabilità civile delle istituzioni e dei cittadini che vada oltre i compromessi e gli interessi di parte.
Un laboratorio che si definisce come azione di socialità e di comunità e che, attraverso la creazione di un gruppo di lavoro, produce pratiche performative e relazionali, capaci di creare storie, riti e miti che stimolino una riflessione all’interno della comunità.
Una grossa fetta dei partecipanti al laboratorio ha vissuto almeno un’esperienza di malattia diretta o indiretta e si tratta di persone consapevoli dell’importanza di coinvolgere sempre di più la comunità nella partecipazione attiva su questo tema.
Ogni incontro si apre con un cerchio che diventa un luogo protetto dove voci e corpi si incontrano in un terreno libero da individualismi e indifferenza a favore di uno sguardo collettivo che ha l’obiettivo di ricreare un tessuto sociale della comunità, trasmetterne i valori e infine determinare una trasformazione in se stessi e negli spettatori che assisteranno allo spettacolo di fine progetto.
Durante gli esercizi di improvvisazione a ogni partecipante è richiesto di attingere al proprio bagaglio individuale di vita reale o fantasmatica, di lavorare sulla propria memoria fisica ed emotiva per creare elaborazioni corali e azioni capaci di raccontare.
I partecipanti sono non-attori, dei cittadini comuni che non svolgono attività teatrali e che rivendicano la libertà di esprimersi attraverso l’arte ma soprattutto il diritto alla salute e alla trasparenza su tutto ciò che riguarda l’ambiente e la sua salvaguardia.
Chi ha scelto di prendere parte a questo percorso vuole dare voce alla propria coscienza sociale e manifesta il desiderio di trasmetterla ai futuri spettatori. Un atto di impegno, un’azione artistica e politica concretizzata da questi “non attori” che, proprio perché liberi da ogni meccanismo di razionalizzazione che contraddistingue il lavoro dell’attore professionista, porteranno in scena la loro verità e la loro innocenza anelando a un miglioramento, una crescita e una trasformazione negli altri cittadini.
Chiara D’Ostuni – mob. 339 8832712 – Clicca e visita la Pagina FB Chiara D’Ostuni
Foto di Francesca Danese