Tatuaggi sì, tatuaggi no? Non ci sono dubbi per la dottoressa Michi Shinohara, professore di Dermatologia presso l’Università di Washington a Seattle: meglio di no. Sono belli e simpatici ma causano più di un danno alla pelle ed è bene essere informati prima di tatuarsi un dragone su tutta la schiena. Se proprio deve essere che sia un tatuaggio almeno piccolo e circoscritto a un angolo solo del corpo.
I colori usati per fare i tatuaggi, anche se il più possibile sicuri e naturali, possono comunque avere delle ripercussioni sul corpo umano dato che vengono infiltrati sottopelle e col tempo perdono alcuni elementi che vengono assorbiti ed entrano in circolo. La conseguenza più comune è l’allergia con eruzioni cutanee, bolle, bruciori e spellamento della zona interessata. I colori, a lungo andare, possono causare danni al fegato per via dell’assorbimento delle molecole chimiche di cui sono composti.
Ma essi possono anche essere causa di alcune forme di cancro alla pelle. Infatti, quando la zona tatuata subisce un trauma, o se al di sotto c’è un neo nascente, l’invasione dei colori può attivare un meccanismo di degenerazione cellulare che sfocia in cancro.
E siccome il cancro alla pelle è difficile da diagnosticare proprio perchè simile a tanti traumi e lacerazioni spesso viene trattato con ritardo o addirittura scambiato per qualcosa d’altro e trattato nel modo sbagliato. In tutto questo, il tatuaggio complica il quadro generale perchè impedisce la visione corretta della lacerazione.
Allora è più saggio fare tatuaggi piccoli, ristretti e circoscritti, che fanno anche più figura di una esagerata composizione floreale per tutto il corpo!
“Questi inchiostri – spiega ancora Michi Shinohara – interagiscono con la pelle e provocano complicanze anche sconosciute, incluse infezioni micobatteriche atipiche. Le reazioni della pelle possono anche essere confuse con il carcinoma squamoso cellulare oppure nascondere il melanoma che viene cosí dagnosticato in ritardo. I tattoo possono provocare infezioni come le epatiti B e C, e abbiamo avuto anche casi di sifilide trasmessa con aghi non sterili”.
Negli Stati Uniti il 36% dei ragazzi dai 18 ai 25 anni di età ha un tatuaggio, secondo l’American Academy of Dermatology.
“In Italia il 6,6% dei ragazzi fra i 12 e i 18 anni ha almeno un tatuaggio e aumentano le reazioni allergiche” spiega Antonio Cristaudo, responsabile di Dermatologia infiammatoria e allergologica al San Gallicano, Roma, autore di una ricerca sul rischio tossicologico dei metalli e delle nanoparticelle contenuti nei liquidi per i tatuaggi, presentata al Ministero della Salute. Dichiara Cristaudo: “La Commissione Europea, con la risoluzione Resap/2008 ha riconosciuto i composti azoici come tossici e sensibilizzanti raccomandando di non usarli, ma in Italia si usano ampiamente. Nel nostro studio abbiamo trovato non solo tali ingredienti ma anche una elevata quantità di metalli pesanti come nichel, cromo e cobalto, oltre a nanoparticelle della dimensione inferiore ai 100 micron che penetrano nella pelle e la cui sicurezza è ignota“.